Pensieri sparsi di Emilio Isgrò al Festival di Fotografia Europea


Emilio Isgrò e Luca Beatrice – © Lara Von Trier

30 aprile 2023, Reggio Emilia.
A Fotografia Europea assisto in prima fila ad un dibattito-conferenza con Emilio Isgrò e Luca Beatrice. Raccolgo qui alcuni pensieri espressi durante l’occasione. Un Isgrò sempre illuminante, lucido, profetico e d’immensa ispirazione. GRAZIE.

Un amico cinese mi disse “Nei paesi democratici c’è una libertà fittizia”, sì è vero dico io però è meglio per un artista vivere in un paese democratico che in un paese non democratico. La libertà degli uomini, non solo per gli artisti resta importante. Quando gli artisti in primis vengono stretti in un angolo, anche tutti gli altri uomini vengono stretti in un angolo. Quindi la libertà per l’arte è la premessa per tutte le altre libertà.

L’artista ha il privilegio di fraintendere le cose, ma se non ha un senso di responsabilità nel calcolare bene i suoi errori, può avvelenare la società.

La cultura non consiste nel sapere tante cose ma nel saperne poche ma bene.

Ho cancellato 45 volumi dell’Enciclopedia Treccani suscitando scandalo “come si osa cancellare il sapere?!”. La cancellatura non è fatta per cancellare il sapere. La cancellatura è un fatto creativo, per sottolineare e far rivivere. Se tu hai una pagina stampata non noti neanche il testo, ma se vedi una pagina cancellata in parte, la gente si domanda perché hai cancellato le altre informazioni. A volte l’artista sembra indifferente ma è tutt’altro che indifferente al dolore del mondo. A volte deve fingere di esserlo perché il pubblico non sia indifferente. L’arte è una forma di dialogo di questo tipo. A volte l’artista deve essere antipatico un po’ come faceva Fontana tagliando le tele.

La cancellatura non è una pagina bianca di Mallarmé che contiene tutto e attira la parola. Nel mio caso le parole ci sono già, io attraverso la cancellatura ho voluto far sentire il rumore delle lingue che stavano per sparire.

Un artista deve avere molte risorse. La prova del proprio valore lo si dà lavorando, creando. Per un artista avere delle persone che ti chiedono le opere è molto importante a livello di riconoscimento.

Adesso c’è il rischio che ci sia una generazione di artisti troppo impegnati. Solo che noi pensiamo che sia un impegno solo di tipo partitico, c’è un impegno anche di tipo civile, sociale, etico.
Se un artista è autentico può favorire la rivoluzione anche parlando del proprio mal di denti, dipende da come ne parla. Molti pensano che l’argomento nell’arte sia importante, ma lo è come di questo argomento si parla. Perché l’artista incide realmente sulla società quando cambia il linguaggio che ci da l’immagine della società.

Quando tu hai un disprezzo per chi ha meno soldi di te, per chi è meno colto di te, il ceto medio non diventa rivoluzionario, si arrocca in una difesa e la società non cresce, diventa conservatrice.
Per questo oggi molti criticano una certa cultura che Pasolini chiamava quella della piccola borghesia che purtroppo era la cultura che fino a pochi anni fa si chiamava radical chic, un termine che lo ritenevo offensivo e che ora si è generalizzato. Per questo bisogna regolare i conti con la propria cultura e in questo terreno, l’arte fa acqua da parecchie parti.