Note sulla Cecità


Il 20 gennaio 2014 lessi questo articolo del New York Times sul documentario Notes on Blindness.
Lo scrittore e teologo John Hull dopo essere diventato cieco ha tenuto un diario su audiocassette per tre anni sulla sua condizione di cecità. Dall’articolo mi ero copiata questa frase perché mi aveva colpito molto:
“I somehow feel that if I were to accept this thing, if I were to enter into acquiescence, then I would die, because it would be as if my ability to resist, my will to resist, were broken.
On the other hand, not to accept seems futile, because what one is refunding to acquiesce in is a fact.”

Nel 2014 mi avevano diagnosticato da un anno l’otosclerosi, una malattia degenerativa che porta alla perdita dell’udito se non si interviene chirurgicamente. Mi trovavo in una situazione molto delicata che mi ha portato per diversi anni a riflettere sulla sordità.
Quella frase mi fece pensare che accettare d’essere diventati ciechi (o sordi) è un’eterna lotta interiore e che nessuno può capire cosa significhi perdere l’uso di uno dei 5 sensi finché non lo prova.

A distanza di 8 anni ho trovato il documentario online e l’ho guardato (potete vederlo in streaming su questo sito).

Nel corso di questi 8 anni, il mio percorso riflessivo da udente a udente attraverso degli Amplifon è stata molto simile a quello di John Hull.
Cerchi costantemente di dare un senso a quello che ti è successo, di trovare un modo per continuare a fare le cose che facevi, di far capire alle persone che ti sono vicino come aiutarti ad affrontare le difficoltà. Dentro di te però c’è sempre una domanda fissa e costante “perché proprio a me? cosa devo capire? qual è il vero suono delle cose? non lo ricordo più”.
Ogni mattina ti svegli e sei sordo. Ricominci da capo una lotta interiore, una ricerca giornaliera per comprendere e accettare.
La consapevolezza e la condivisione ti aiutano ad andare avanti, finché un giorno il tuo cervello fa click e cambi il tuo stato mentale: non lo accetterai mai (forse), ma ti metterai in una disposizione mentale tale per cui accetti la possibilità che ti è stata data di vivere (da sordo).